La dinamica di formazione del debito pubblico in
Italia è molto diversa da quella degli altri paesi PIIGS, perché per nostra
fortuna prima della crisi del 2008 noi non abbiamo accumulato molto debito
privato e tranne la concessione di garanzie statali sulle emissioni obbligazionarie
e i prestiti alle aziende, il governo italiano non ha dovuto provvedere al
salvataggio pubblico straordinario
di banche in sofferenza. Solo di recente, il ministero delle finanze è
stato costretto a sottoscrivere direttamente €3,9 miliardi di titoli
obbligazionari della banca Monte
Paschi di Siena per procedere
alla ricapitalizzazione e impedire il fallimento dell’istituto: in un paese
normale si sarebbe fatto ricorso alla nazionalizzazione
della banca, ma qui siamo nell’eurozona dove vige la regola antidemocratica e
fascista della privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite e così i banchieri senesi
continueranno ad arricchirsi con i nostri soldi. Tuttavia, escluso questo
caso eclatante di cattiva gestione, il sistema bancario italiano rimane ancora
abbastanza sotto controllo. Il problema principale dell’Italia è che noi siamo
entrati nell’eurozona con un difetto
di origine, l’elevato debito pubblico pregresso, che avrebbe dovuto
scoraggiare qualsiasi politico di buon senso a trascinare il paese all’interno
di un’unione monetaria dalle regole così stringenti e asfissianti. Dopo la
firma dei trattati di Maastricht del 1992, il debito pubblico dello Stato
italiano che prima non era un problema (sia
perché era quasi tutto interno, sia perché era sempre solvibile) è stato
bruscamente trasformato in un debito
privato dei singoli cittadini nei
confronti principalmente di creditori stranieri e di banche italiane.
E nessuno
ovviamente ha avuto la decenza di informare per tempo i cittadini italiani che
entrando nell’euro ci sarebbe stato questo repentino e radicale stravolgimento
di paradigma.
Nessun commento:
Posta un commento