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giovedì 23 agosto 2012

DEBITO ITALIANO E' UN CASO A PARTE ( OVVIAMENTE )


La dinamica di formazione del debito pubblico in Italia è molto diversa da quella degli altri paesi PIIGS, perché per nostra fortuna prima della crisi del 2008 noi non abbiamo accumulato molto debito privato e tranne la concessione di garanzie statali sulle emissioni obbligazionarie e i prestiti alle aziende, il governo italiano non ha dovuto provvedere al
 salvataggio pubblico straordinario di banche in sofferenza. Solo di recente, il ministero delle finanze è stato costretto a sottoscrivere direttamente €3,9 miliardi di titoli obbligazionari della banca Monte Paschi di Siena per procedere alla ricapitalizzazione e impedire il fallimento dell’istituto: in un paese normale si sarebbe fatto ricorso alla nazionalizzazione della banca, ma qui siamo nell’eurozona dove vige la regola antidemocratica e fascista della privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite e così i banchieri senesi continueranno ad arricchirsi con i nostri soldi. Tuttavia, escluso questo caso eclatante di cattiva gestione, il sistema bancario italiano rimane ancora abbastanza sotto controllo. Il problema principale dell’Italia è che noi siamo entrati nell’eurozona con un difetto di origine, l’elevato debito pubblico pregresso, che avrebbe dovuto scoraggiare qualsiasi politico di buon senso a trascinare il paese all’interno di un’unione monetaria dalle regole così stringenti e asfissianti. Dopo la firma dei trattati di Maastricht del 1992, il debito pubblico dello Stato italiano che prima non era un problema (sia perché era quasi tutto interno, sia perché era sempre solvibile) è stato bruscamente trasformato in un debito privato dei singoli cittadini nei confronti principalmente di creditori stranieri e di banche italiane.
E nessuno ovviamente ha avuto la decenza di informare per tempo i cittadini italiani che entrando nell’euro ci sarebbe stato questo repentino e radicale stravolgimento di paradigma.

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