l’Italia non solo dovrebbe organizzarsi con largo
anticipo per uscire quanto prima dall’euro ma non
doveva nemmeno entrarci a suo tempo, quando la propaganda di regime
guidata dalla pseudo
sinistra italiana troncò sul nascere qualsiasi
timido tentativo di dibattito sui motivi e le ragioni per aderire o meno ad
un’unione monetaria così strampalata e sconclusionata, la cui architettura era
stata progettata per creare le disparità, le diseguaglianze, le ingiustizie a
cui stiamo assistendo in questi giorni. La speranza è che siamo ancora in tempo per uscirne,
perché la nostra situazione economica, la bilancia
commerciale con l’estero certifica
ancora oggi un equilibrio quasi miracoloso degli scambi con il resto del mondo
che non obbligherebbe l’Italia ai salti mortali, alle lacrime e sangue, ai
sacrifici inenarrabili, alle svalutazioni incontrollabili, alla inflazione
galoppante di cui sproloquiano i catastrofisti
dell’ultima ora. Certo bisogna mettere in conto un certo periodo di
instabilità e ricostruzione sociale ed economica (non ultima la ristrutturazione
del debito pubblico quantomeno con le controparti estere, che ammonta oggi a
circa il 30% del totale), ma i
vantaggi di un’uscita dall’euro dell’Italia sono incommensurabilmente maggiori
rispetto alle agghiaccianti prospettive di cui abbiamo parlato sopra. Sintomi
di risveglio dall’angoscioso sortilegio europeista ce ne sono per fortuna da
tutte le parti: la Lega Nord ha annunciato che sosterrà la linea
dell’uscita incondizionata dell’Italia dall’euro, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo mantiene un atteggiamento ondivago ma
sembra essere ogni giorno che passa sempre più critico nei confronti del
progetto totalitario dell’euro, i cittadini
tedeschi potrebbero
finalmente ribellarsi loro stessi per primi a causa dei nuovi sacrifici
richiesti dalla classe dirigente europeista che per evidenti interessi di casta
e corporazione li obbliga a rimanere ancora nell’euro, la Grecia avrà bisogno di continui piani di
salvataggio per evitare il default creando tensioni sia fra i residenti che fra
i cittadini europei costretti con la forza a finanziare i fondi salvastati, la Francia è entrata tecnicamente in stagnazione
e potrebbe essere presumibilmente il prossimo paese a cadere con tutte le
conseguenze che ciò comporta. Insomma se la lunga
estate calda sembra trascorrere
tranquilla senza eccessivi colpi di scena, l’autunno potrebbe essere più
turbolento del previsto e avvicinare il raggiungimento del punto di rottura e il momento della resa dei conti fra la democrazia dei popoli
e la dittatura della finanza. E’ una
speranza, lo so, e come tutte le speranze potrebbe presto rivelarsi un’illusione. O NO?!
SVEGLIA!!! O SARA' TARDI
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