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venerdì 17 agosto 2012

MERCATI E FINANZA , DOMANDE E RISPOSTE


Che cos’e’ lo spread?

E’ una differenza (differenziale) tra il rendimento del titolo considerato (in questo caso i Buoni del tesoro italiani) e i corrispettivi, che sono i Bund tedeschi. Ecco l’esempio pratico: sul mercato si compra un titolo – e quando si compra un titolo significa che si stanno prestando dei soldi a chi lo ha messo sul mercato. Questo titolo ha scadenza a cinque anni e vale 100 (100 è quanto che mi verrà ridato al termine della scadenza, in questo caso cinque anni). Per ognuno di questi anni, inoltre, quel titolo mi garantisce un rendimento percentuale (per esempio 5%). Come si stabilisce il prezzo di un titolo così? Sul mercato si fa un’asta per stabilire quanto costa un titolo che garantisce alla sua scadenza un
rendimento di 100 euro + 5% l’anno. Se il titolo è molto sicuro c’è la possibilità di pagare persino qualcosa in più di 100. Se il titolo è insicuro, invece, il prezzo sarà molto inferiore di 100, perché si stanno prestando dei soldi a chi forse non sarà in grado di restituirli. Per esempio in questo momento un titolo greco può costare anche 50. A questo punto c’è una formula che si applica a qualsiasi titolo per capire quanto rende: si calcola quanto lo hai pagato (per esempio 90) e quanto ti garantisce alla scadenza (100+ 5% per ogni anno). Ieri un Btp decennale garantiva un 6% annuo. Questo stesso esercizio va rifatto con il Bund tedesco. Lo spread è la differenza che c’è tra il rendimento del titolo acquistato e il Bund tedesco. Ieri il titolo tedesco garantiva un rendimento del 2,65%,, il titolo italiano del 6%,. Quindi la differenza è circa 3,35% ovvero 335 punti base (centesimi).
E i Btp decennali?
Sono i Buoni tesoro poliennali, il decennale viene considerato il parametro medio.
Cos’e’ lo stress test?

Sono degli esercizi contabili fatti su i patrimoni, i conti e le caratteristiche delle banche in cui si finge che ci sia una crisi del credito per vedere se le banche possono resistere o no a queste condizioni di “stress”. Lo decide la Banca centrale europea e lo applicano le Banche nazionali. E’un esercizio contabile di qualità discutibile., In genere sono considerati poco stringenti, cioè troppo facili.
Cos’e’ il default?
E’’ semplicissimo significa fallimento, e indica quando un paese non e’ più in grado di onorare il suo debito sui buoni del tesoro.
Che cos’e’ il default selettivo?
E’ un concetto nuovissimo, fino a poche settimane fa non c’era. Si vuole intendere che un paese può andare in fallimento anche solo su alcuni buoni del tesoro,  dunque bisogna decidere su quali buoni o quali obbligazioni il paese – si parla ovviamente prioritariamente della Grecia – non sarà in grado di onorare il debito.
Cos’è il mercato secondario?
Per mercato secondario si intendono tutte le operazioi che vengono effettuate su un titolo finanziario già emesso. In pratica è il “luogo” dove vengono trattati i titoli già in circolazione, che qui rimangono fino alla loro naturale scadenza. Il mercato primario, di contro, è il “luogo” in cui nasce un titolo e viene collocato. Quindi, poniamo caso che io abbia acquistato cinque anni fa un titolo greco, questo si troverebbe ora nel mercato secondario. Ed è lì che, secondo il patto raggiunto dall’Unione europea, può adesso venire la Grecia a ricomprarlo, a tassi agevolati.
Cosa sono le agenzie di rating?

Formalmente sono degli uffici studi: valutano le società che emettono titoli e obbligazioni, cioè la loro “solidità”. Sono nate come attività collaterale a Wall Street e a Londra, più di cinquanta anni fa. La loro, allora, era un’attività del tutto legittima, quella che farebbe un qualsiasi studio legale. Ma poi è arrivata la liberalizzazione finanziaria, e il ruolo di queste agenzie è cambiato con il tempo.  Esse stesse, infatti, sono diventate  società che emettono titoli finanziari. Di più: li disegnano – attraverso l’attività di security design, a cui partecipano bravissimi matematici – e poi li mettono sul mercato. Ma avendo anche un ruolo di valutazione influenzano ovviamente il prezzo di mercato. Accade così che il ruolo delle agenzie di rating diventi pericolosamente ibrido. Ma può succedere di peggio: alcune di queste agenzie, ad esempio, hanno messo prima sul mercato dei titoli destinati al fallimento, e poi degli altri titoli che proteggevano da quegli stessi fallimenti.
A ciò va aggiunto che le agenzie di rating in Europa hanno una forza notevole, da quando il debito dei paesi europei è stato “desovranizzato”, cioè non è più gestito dal paese (sovrano) che emette i titoli. Semplificando un po’ le cose, fino a una quarantina di anni fa funzionava così: il debito del pese, poniamo caso l’Italia, era rappresentato dalle obbligazioni che emetteva il ministero del Tesoro. Quelle obbligazioni venivano acquistate dalla Banca centrale, in questo caso la Banca d’Italia, che dava ordine alle varie banche di comprare quei titoli (si chiamava “vincolo di portafoglio”). In questo modo si chiudeva il cerchio, e uno stato non poteva mai fallire. Questo meccanismo ha iniziato ad allentarsi già con la liberalizzazione. Ma il colpo finale è arrivato con la moneta unica, cioè con l’euro: in questo momento, infatti, tutti i paesi che hanno adottato l’euro non hanno un Tesoro in comune, e la stessa Banca centrale europea non ha la funzione né politica né “materiale” (non ha abbastanza riserva) per acquistare i titoli emessi dai vari Tesori nazionali. Quindi il cerchio non si chiude più, e il debito di ciascun paese è molto esposto sul mercato.
Cos’è un hedge fund?

 Innanzitutto gli hedge fund sono delle società (degli strumenti finanziari gestiti da società di risparmio)*, di cui peraltro la stragrande maggioranza è registrata nei paradisi fiscali. Un hedge fund è un fondo altamente speculativo (una precisazione: qualsiasi investimento sui mercati finanziari tende ad essere speculativo, tende cioè a prevedere una certa situazione del mercato con l’obiettivo di avere ritorni molto superiori ).  Questi fondi si basano su questo principio: sul mercato finanziario tendono a fare investimenti a lungo termine, e usano questa “esposizione debitoria” per fare successivi investimenti a breve termine e molto più rischiosi generando così capitale. Per fare un esempio: un hedge fund decide di prendere in prestito grosse somme di mercato attraverso una banca e con questi soldi (che in realtà sono un debito) opera sui mercati finanziari in modo spericolato, investendo su titoli a breve termine e molto rischiosi, ma che proprio perché sono rischiosi danno molti interessi e molti ritorni che vengono incassati in poco tempo. Questo tipo di comportamento sui mercati finanziari può essere considerato “piratesco” per due motivi: gli investimenti a breve termine  vengono fattei con vere e proprie scommesse e senza avere tutti i soldi a disposizione. Si può impegnare anche solo un 5% della somma necessaria e incassare anche il 30 o il 40% di profitto. Il secondo motivo è che questi tipi di titoli – molto rischiosi – sono legati a situazioni svantaggiose (altrimenti non avrebbero grossi ritorni). Quindi gli hedge fund tendono a scommettere sui default dei paesi, sui fallimenti di società e così via. Gli hedge fund in genere non sono collegati al sistema bancario, anche se alcune banche stanno mettendo in piedi i loro fondi speculativi.
Cosa sono i derivati?
I derivati sono dei contratti, in origine sono nati come una forma di contratti assicurativi. Questi pezzi di carta hanno un valore di per sé, che si basa su un “bene sottostante”,  che può essere una quantità fisica – grano, petrolio – o delle azioni. Il valore dei derivati deriva dal fatto che si scommette sul prezzo futuro o sui comportamenti finanziari di quel “bene sottostante”. Un esempio: A e B stipulano un derivato in cui A si impegna a comprare entro dieci giorni da B una tonnellata di petrolio. Poniamo che al momento della stipula una tonnellata di petrolio costi 100. Il derivato scommette che entro dieci giorni il prezzo sarà calato a 90. Il problema e’ che oggi la stragrande maggioranza di questi contratti sono utilizzati da puri attori finanziari che non producono nulla.  Avendo un valore in sé il contratto cosa succede? Se grandi moli di capitali oggi siglano 1 milione di contratti derivati,  per un valore di non si sa quanti miliardi di dollari, e scommettono che una tonnellata di petrolio tra dieci giorni costerà 90 anziché 100 si verifica una spinta talmente forte da diventare reale, e il mercato del petrolio si adeguerà a quel prezzo. E’ quella che si chiama finanziarizzazione. Oggi i più grandi trader energetici, cioè i soggetti che spostano le petroliere, non sono più le multinazionali del petrolio ma grosse banche di affari. C’è dunque una commistione pericolosa e inquinante: è chiaro che chi sta scommettendo sul prezzo del petrolio in realtà sa quando quella petroliera arriverà in porto, a quali condizioni. Dunque tutto il “gioco” è truccato. Inoltre la stragrande maggioranza di questi derivati non vengono neanche registrati dalle borse valori. Sono contratti e scommesse che vengono giocati su mercat non regolamentari  (in gergo otc – over the counter).
Che cos’è un mutuo subprime?

Si tratta di prestiti che vengono concessi a soggetti che non potrebbero permetterselo, duqneu è per definizione molto rischioso. E proprio per questo ha un tasso di interesse molto alto. E’ il contrario dei “prime rate”, che invece sono i prestiti che hanno tassi di interesse molto favorevoli.
Puoi spiegarci meglio cos’è un credit default swap?

E’ un’assicurazione che mettono sul mercato delle società finanziarie o bancarie. E’ una vera e propria scommessa: tu dai dei soldi a queste società, e loro ti assicurano che se fallirà quel paese verrai “rimborsato”. C’è chi acquista queste assicurazioni perchè ha dei titoli, dei soldi investiti, in quel paese a rischio fallimento e dunque si tutela. Ma c’è anche chi ci “gioca”, ovvero stipula queste assicurazioni “scommettendo” che quel paese fallirà (dunque speculando, cioè prevede che quel paese andrà verso un fallimento). In questo caso il credit default swap rientra nel mercato dei derivati.
Ci puoi spiegare più chiaramente cos’è una vendita allo scoperto?
E’ quando si acquistano dei titoli sul mercato utilizzando strumenti finanziari come i derivati (vedi post precdenti, ndr) senza però essere proprietario di nulla del bene sottostante. L’esempio classico è: scommetti che la casa di qualcun altro vada a fuoco e ti assicuri contro questo evento, ma appunto la casa non è la tua. Alla fine succede che questi titoli sono talmente tanti da creare un mercato a sé e una spinta reale che condiziona l’economia.
Sono comportamenti finanziari che possono essere vietati, dunque.
Assolutamente sì, basta che ci sia la volontà politica. Dirò di più: fino  al 2003 in Germania erano vietati i credit default swap (in pratica polizze di assicurazione contro un rischio di bancarotta, vedi post precedente). In Italia non sono mai stati vietati poiché le nostre Borse sono tradizionalmente un po’ più “provinciali” e quindi non si osno mai attrezzate contro questo tipo di finanza. Ma ora questo genere di comportamenti finanziari sono diffusissimi. Dal punto di vista di chi gioca in Borsa si tratta, tutto sommato, di assicurazioni contro il rischio di perdere soldi, dunque teoricamente vietarli sarebbe “illiberale”. Ma il problema è che ormai sono le assicurazioni stesse ad essere scambiate. Dunque si potrebbe vietarlo, anche se farlo solo per 15 giorni e solo su alcune piazze sembra essere un’operazione un po’ confusa: il mercato è globale, non ha molto senso questo tipo di divieto. Ma possiamo dire che la direzione è quella giusta.
Cosa sono gli eurobond?
Gli eurobond, o meglio l’euro obbligazione, sarebbero dei titoli comuni con garanzie altrettanto collettive da lanciare sui mercato europei. Il denaro reperito verrebbe poi distribuito a ciascuno dei 17 paesi della moneta unica per coprire le rispettive esigenze di rifinanziamento del debito, che andrebbero approvate in anticipo. Un meccanismo di questo tipo darebbe sollievo a paesi messi sotto pressione, come Italia e Spagna, che potrebbero così appoggiarsi su paesi finanziarmene più solidi come la Germania. I favorevoli ritengono che gli eurobond eserciterebbero un appeal maggiore sugli investitori rispetto ad un mercato obbligazionario frammentato, convinti che il prestito comune creerebbe un mercato dei titoli di alta liquidità di oltre 8 trilioni di euro, secondo per dimensioni solo al mercato del debito degli Usa. Le euro-obbligazioni porterebbero inoltre il tasso di interesse ad un livello medio tra il basso rendimento tedesco e i più alti yelds di Spagna e Italia. I contrari temono invece che l’emissione di titoli comuni dela zona euro ponga fine alle pressione sui governi nazionali per ridurre i deficit.

ADESSO E' TUTTO CHIARO?









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