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venerdì 24 agosto 2012

Quando l’Italia si deciderà ad uscire dall’euro?


E’ davvero difficile rispondere a questa domanda perché visto che l’attuale classe dirigente è la stessa che ci ha incastrati in questa gabbia sovranazionale e fascista dell’eurozona, sarà quasi impossibile prevedere che i medesimi farabutti di ogni fazione politica, testata giornalistica, università finanziata con i soldi dei banchieri si
prodigheranno nel prossimo futuro per liberarci dalla prigionia. Lo scopo dell’attuale classe dirigente è quello di tenerci in tensione, con un livello di spread alto intorno ai 400 punti base ma non tanto alto da creare allarmi o disordini sociali, in modo da procedere indisturbati a mettere mano a quelle riforme vessatorie ed emergenziali per tagliare ancora di più lo stato sociale e assistenziale, abbassare i salari e i diritti dei lavoratori, svendere a prezzi di saldo il patrimonio pubblico dello stato, smantellare il tessuto produttivo e industriale italiano. A quel punto, quando la dipendenza dell'Italia dai capitali e dagli investimenti esteri sarà diventata cronica e irreversibile, i costi di un’uscita dall’euro e di un ritorno alla lira saranno tali da rendere ancora più impervia una liberazione definitiva dal giogo europeista e da impedire quell’autonomia politica, economica, tecnologica, professionale che rende uno stato sovrano capace in qualsiasi di momento di fronteggiare eventuali squilibri della bilancia dei pagamenti con l’estero. Quando l’Italia sarà ridotta alla stregua di un paese del Terzo Mondo, con un netto divario fra la casta minoritaria dei privilegiati, ricchi ed istruiti e la maggioranza indistinta di salariati, precari, semianalfabeti, invocare l’indipendenza dal direttorio europeista che ha sede a Bruxelles, Francoforte, Berlino sarà sempre più complicato e drammatico e si procederà ancora avanti in questa lenta agonia del tessuto sociale italiano in direzione di una “cinesizzazione”completa dei rapporti sociali, economici, politici: al posto dei gerarchi di stato con il falso mito del popolo, ci saranno i tecnocrati neoliberisti ed europeisti con il falso culto del libero mercato, ma il concetto non cambia. Una ristretta èlite di oligarchi mai eletti democraticamente si arrogherà il diritto di governare la maggioranza della popolazione oppressa, vessata, schiavizzata, inebetita, sulla base di un pensiero unico, un dogma divino, una dittatura di fatto, una mancanza di alternative. Questo è quello verso cui verosimilmente andranno incontro i popoli europei accettando passivamente il fascismo finanziario dall’euro, mentre un’uscita provvidenziale dall’euro aprirebbe nuovi scenari per ricostruire dal basso un nuovo assetto democratico, politico ed economico più consono al prestigio e alla tradizione culturale di paesi come l’Italia, la Spagna, la Grecia, la Francia, il Portogallo e una nuova classe dirigente più adatta a guidare il delicato periodo di transizione.

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