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venerdì 15 febbraio 2013

I NUMERI REALI E NON LE IDIOZIE CHE CI RACCONTANO


VI CONSIGLIO DI LEGGERE I LINK, SONO LUNGHI MA SPIEGANO BENISSIMO LA CENSURA E LA DISINFORMAZIONE DI MASSA.


I “numeri reali”, che descrivono le ragioni della crisi, i suoi costi e chi li paga, vagano sconsolati
in un piccolo angolo della grande rete. Si erano preparati ad una stagione di notorietà, credevano di
diventare delle star e, per questo, si erano fatti belli, vestendosi di grafici colorati, tabelle eleganti,
infografiche da urlo. Tutto inutile, perché la scena viene occupata dai loro nemici di sempre:
 i beceri luoghi comuni.



Lo scivolone a fine gennaio 2013 delle quotazioni del Monte dei Paschi di Siena (MPS), da 0.26 a 0.22
€/azione, non è che l’ultimo di una lunga serie. Il titolo, che valeva oltre 5 €/azione poco più di cinque anni fa,
ha perso, rispetto ai massimi, il 96% del suo valore. Anche altre grandi banche italiane vengono considerate
a rischio, contribuendo a diffondere la percezione di un paese allo sbando. L’esame dei numeri reali (e ufficiali) che descrivono lo stato dei sistemi bancari europei ci rivela, tuttavia, un quadro assolutamente inaspettato.
• La leva finanziaria è un fondamentale indicatore che misura il rapporto tra i prestiti erogati e il
patrimonio: più esso è alto, tanto più le banche sono esposte al rischio di fallimento. Il suo valore, per le
banche italiane, vale in media 17, ed è inferiore alla media europea di 24. Per le banche inglesi vale 27,
per quelle tedesche 26, per quelle francesi 25.(RAPPORTO SULLA STABILITA' BANCARIA)
• L’incidenza dei derivati sull’attivo delle banche italiane è del 9,6%, in Olanda del 9,0%, in Spagna del
9,2%, in Francia del 20,3%, nei Paesi scandinavi del 20,4%, in Inghilterra del 25,3%, in Germania del
33,3%, In Svizzera è del 40,9%. (DATI CUMULATIVI DELLE PRINCIPALI BANCHE INTERNAZIONALI)

Sebbene mal messi, tra i sistemi bancari più “solidi”, secondo i dati ufficiali, ci sono dunque quelli di Italia e
Spagna, sebbene entrambi i paesi siano accusati di essere tra i responsabili della crisi della moneta unica.
Qualcuno potrebbe obiettare che la solidità delle banche italiane e spagnole sia una conseguenza di pesanti
interventi statali, ma, ancora una volta, i numeri reali raccontano un’altra storia. Un studio della divisione R&S di Mediobanca(INTERVENTI DEI GOVERNI NAZIONALI A  FAVORE DELLE BANCHE E DEGLI ISTITUTI FINANZIARI IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI DAL SETTEMBRE 2007 AL GIUGNO 2012 Aggiornamento al 15 giugno 2012) rivela che ben 437 banche del Vecchio Continente hanno beneficiato, negli ultimi anni, di aiuti da parte degli Stati, per un totale di circa 2.700 mld di euro.             In testa l’Inghilterra con 1.200 miliardi, seguita da Germania (420), Irlanda (222), Belgio (197), Olanda(133), Francia (129). L’Italia ha impegnato solo 123 miliardi, per sovrappiù quasi tutti non a fondo perduto, ma nella forma di contributi concessi come garanzie su emissioni obbligazionarie delle banche.



ORA FATE ATTENZIONE
Nel volantino strategico n°1 abbiamo dimostrato come il debito pubblico italiano sia stato causato dagli alti
tassi di interesse conseguenti al “divorzio tesoro Banca d’Italia”; nel volantino strategico n°2 che la spesa
pubblica dei PIIGS è inferiore, o al più pari, alla media europea, con la sola eccezione della piccola Grecia;
nel volantino strategico n°3 che l’Italia ha finanze pubbliche, certificate dalla Commissione Europea, tra le
più “sostenibili” nel medio periodo, e più “sostenibili” in assoluto nel lungo; Ora scopriamo che i maggiori
istituti di ricerca certificano che i sistemi bancari più esposti sono quelli inglesi, tedeschi, irlandesi, olandesi e
belgi, pur avendo ricevuto più aiuti statali! Tutto ciò non è forse meraviglioso e sorprendente? E’ possibile
che, all’origine della crisi, ci sia qualcosa di non detto, che pochi hanno il coraggio di denunciare?
Ricorda: la prima vittima della crisi è la verità!

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